Identità di genere
La nostra identità personale e la nostra appartenenza al genere maschile e femminile sono fortemente radicate nel nostro modo di essere, per cui a meno che non si manifestino situazioni particolarmente significative non ci interroghiamo su questo aspetto del nostro esistere.
Esistono però persone che,rispetto alla loro femminilità o mascolinità sperimentano un disagio talmente forte da avvertire un vissuto di incongruità tra un corpo che non riconoscono e ciò che sentono di essere, così da giungere a desiderare di modificare il loro corpo in senso maschile o femminile.
Questa condizione è conosciuta col nome di transessualismo, e sembra esistere da sempre.
Se ne ritrovano, infatti, testimonianze storiche, mitologiche ed etniche in quasi tutte le epoche, ed è ancora oggi una condizione poco conosciuta che evoca nell’immaginario mistero, paura e disorientamento.
L’esperienza delle persone con Disturbo d’Identità di Genere è caratterizzata da un vissuto di incoerenza, estraneità e non accettazione tra il proprio sesso biologico e il vissuto di appartenenza al genere maschile o femminile.
Esse vivono con la convinzione persistente di appartenere al sesso opposto, si sentono prigioniere in un corpo sbagliato e desiderano fortemente vivere nella dimensione che avvertono a loro più consona.
Tale disagio è talmente profondo e genera talmente tanta confusione da far avvertire loro il bisogno di adeguare la realtà esterna al vissuto interno.
È per questo che per molti, oltre alla somministrazione ormonale, l’intervento di riattribuzione chirurgica diventa indispensabile e viene visto come l’unica soluzione al disagio esistenziale, pur con la consapevolezza che risolve solo alcuni aspetti della vita di chi, comunque, dovrà costantemente confrontarsi con la fatica di essere nato in un corpo che non corrisponde al proprio vissuto.
Il senso di distonia e disforia verso il proprio sesso di nascita può svilupparsi già nei primi anni di vita,con orientamenti verso attività proprie dell’altro sesso, anche se il disagio si acuisce durante l’adolescenza, in concomitanza con la comparsa dei caratteri sessuali secondari che il soggetto nasconde, trovandosi così di fronte alla certezza della differenza tra identità somatica e quella desiderata e sentita.
La tendenza di queste persone ad usare abbigliamenti e a svolgere attività consone all’identità psichica, è spesso ostacolata dal contesto sociale e familiare, generando vissuti di autosvalutazione, ansia e depressione.
Il disagio dovuto all’impossibilità di riconoscersi in un corpo che non corrisponde al proprio sentire è inoltre aggravato dagli stereotipi sociali che nell’immaginario collettivo assimilano la condizione delle persone con Disturbo d’Identità di Genere alla prostituzione.
È pertanto importante un percorso psicologico che valuti correttamente la realtà della condizione transessuale e il possibile impatto che i passi successivi possono avere sulla persona.
In tale contesto occorre che il terapeuta accompagni il paziente nei momenti difficili dell’iter di transizione, chiarisca eventuali aree di conflitto insolute e lo supporti durante il Real Life Test, periodo di tempo in cui l’individuo inizia a vivere nel ruolo del sesso cui sente di appartenere in termini di abbigliamento, comportamenti e in un suo inserimento da un punto di vista lavorativo, affettivo, relazionale come membro del genere scelto.